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La Coca Cola lascia la Sicilia

18 gennaio 2020 – Coca Cola ha deciso di chiudere lo stabilimento di Catania e di spostare la sua produzione dalla Sicilia in Albania.

Lo ha comunicato in questi giorni Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg, l’imbottigliatore siciliano autorizzato responsabile della produzione e commercializzazione di The Coca-Cola Company nella regione.

Coca Cola lascia la Sicilia perché…

La decisione è stata presa a seguito dell’introduzione della Sugar e Plastic tax, che, stando a quanto spiegato dall’azienda, avranno un impatto più negativo sul bilancio. Su ben 115milioni di fatturato, infatti, 18milioni di euro se ne andrebbero per far fronte a queste due tasse, il che è stato considerato un prezzo troppo alto da pagare per continuare a stare in Italia. Da qui, quindi, la scelta di lasciare l’Italia e di delocalizzare in Albania alcuni investimenti pianificati in origine proprio in Sicilia.

Tutto questo, ovviamente, avrà delle ripercussioni sul territorio e sull’economia in generale. Basta pensare che, come preannunciato da Busi, i lavoratori siciliani che oggi rischiano di perdere il posto sono ben 151 (su un totale di 355 persone impiegate all’interno della divisione catanese).

Il rammarico e la preoccupazione per la sorte di chi lavora alla Sibeg da anni, però, non spingerà l’azienda a fare un passo indietro, anzi. Nell’annunciare il trasferimento all’estero la famiglia Busi – che da oltre 50 anni produce, imbottiglia e distribuisce le bottiglie Coca Cola su tutto il territorio siciliano – ha puntato il dito contro il Governo, accusato di star letteralmente distruggendo l’economia nazionale con le sue tasse.

Le reazioni dei politici

La chiusura di uno stabilimento così importante rischia di mettere in ginocchio i lavoratori e le loro famiglie, in un territorio dove il tasso di disoccupazione è uno dei più alti di tutto il Paese. La notizia, proprio per questo motivo, è stata immediatamente riportata da tutti i giornali ed ha avuto un grande eco a livello mediatico, spingendo diversi politici ad intervenire sulla questione.

Una azienda legata alla Coca Cola decide di lasciare la Sicilia per andare in Albania a causa della Sugar Tax. Il Governo convochi l’azienda dando assicurazione che la tassa verrà cancellata come ItaliaViva ha chiesto da settimane. E come è giusto che sia. Bisogna agire subito”, ha chiesto Matteo Renzi su Twitter.

“Grazie alla plastic tax e alla sugar tax lo storico impianto Coca Cola di Catania verrà delocalizzato in Albania, dove c’è la flat tax al 15%, mentre qui da noi le imposte superano ormai il 60%”, ha invece scritto Giorgia Meloni su Facebook. “Con le sue tasse il Governo grillo-piddino sta letteralmente distruggendo l’economia nazionale“, ha poi aggiunto la leader di Fratelli d’Italia sulla sua pagina ufficiale non risparmiando critiche all’attuale Esecutivo.

La Meloni, sempre sui social, si è in fine rivolta agli elettori che saranno chiamati a votare alle prossime Regionali in Emilia Romagna, dove spera che il suo partito possa avere la meglio agli exit poll. Non a caso nell’emiliano si concentra il numero più alto di industrie operanti nel settore packaging (con 230 aziende specializzate nella produzione di plastica e oltre 17.000 occupati), che da mesi lanciano appelli al Governo invitandolo a fare un passo indietro su Sugar tax e Plastic tax.

Le conseguenze per l’economia italiana

L’introduzione delle sue misure rischia infatti di essere insostenibile per queste imprese. Come accaduto con Coca Cola in Sicilia, dunque, gli imprenditori emiliani – ma non solo – potrebbero decidere di spostare la loro produzione all’estero oppure ancora, nella peggiore delle ipotesi, di chiudere definitivamente gli stabilimenti.

Il che sarebbe un duro colpo non solo per il territorio ma anche per tutto il Paese, dato che si verrebbe a creare una forte crisi occupazionale in una delle regioni che – ad oggi – funge da volano per l’economia italiana.

Tratto da: https://quifinanza.it/fisco-tasse/coca-cola-lascia-italia-governo-conte-troppe-tasse-sugar-tax/344307/?fbclid=IwAR1fgkUFcsbW64AsfeYgoD3vli4Lgj91-QJKuqhDyxmDKZ60n1FPCLlfOhU

Questa notizia mi ha fatto pensare molto:
– da un lato ai lavoratori che perderanno un posto “fisso”;
– dall’altro al perché: le troppe tasse.

Essere un dipendente non ci solleva da rischi. Molti di voi che mi staranno leggendo, di sicuro, stanno pensando che il loro lavoro è “sicuro”, che la propria azienda è “solida”, che…
Riflettiamo insieme.
Essere dipendente vuol dire che “dipendi” da qualcuno e, sicuramente, questo qualcosa sarà una partita iva, avrà quindi esborsi, adempimenti, problemi sa risolvere per fare delle cose:

1. pagare gli stipendi ai dipendenti (non tutti i datori di lavoro pensano solo al loro tornaconto);

2. fare produzione

3. cercare di vendere il prodotto o servizio

4. fare profitto

5. pagare le tasse

6. se ci resta qualcosa, prendersi 1 settimana di ferie

7. varie ed eventuali
Capirete bene che l’economia del paese, la muovono proprio le partite Iva grazie ai loro dipendenti diligenti (eh si, perché così come esistono i datori di lavoro non proprio umani, ci sono anche dei dipendenti furbetti…).


Ora che succederà? Cosa farà “mamma Stato” per sistemare la questione siciliana?


Sicuramente non possiamo prevederlo, ma se qualcosa si può fare quello è sicuramente cercare una soluzione “B” nell’immediato.


Ho aperto la mia partita IVA nel lontano 2001 e da allora non faccio altro che trovare soluzioni e opportunità ai miei clienti. Non vi dico di aprirvela anche voi, non vi dico che è facile, non vi dico nulla del genere.
Ma una cosa ve la dico: tu vali di più di quello che pensi!
Metterti in proprio e provare a scalare la vita, è il primo passo per non cadere in depressione e nell’ansia del domani. Te lo ripeto: non è una passeggiata, ma tu vali di più di quello che pensi!

Seguimi e ascolta qualche idea che ho pensato per te: http://bit.ly/2JXElrH

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