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NON avere tempo, non significa che stai facendo un buon lavoro per la tua attività: ti gratifica davvero questo o vorresti cambiare qualcosa ed avere i risultati desiderati?

Spesso mia figlia Francesca mi dice “Papy, non ho tempo per suonare, come faccio?!”

Rispondere a questa domanda sembra facile, ma non lo è! Non lo è perché dovrei analizzare tanti dati, che non ho, e farle capire che il tempo lo potrebbe trovare facendo piccole accortezze nella sua giornata.

Lo so, non è facile perché noi siamo abitudinari.

La parola abitudine mi fa tornare in mente tanti ricordi indelebili del passato, quando mi dicevano che facendo la stessa azione per 21 giorni consecutivi, il mio cervello avrebbe considerato quell’azione come un’abitudine positiva e, quindi, farla non mi sarebbe più pesato.

Ah quante volte ci ho provato… spesso con scarsi risultati, ma almeno per un po’ di giorni ho fatto una cosa che avrebbe potuto essere positiva per la mia vita, ma, purtroppo, non è diventata abitudine.

Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un’azione ma un’abitudine.” Aristotele

Ti faccio una domanda: ti faresti operare da un dottore che poco prima ha litigato con un’infermiera?

Certo che no, ma se l’abitudine di un dottore è quella di “litigare” per qualsivoglia motivo, forse è il caso di cambiare dottore, non trovi?

Ma torniamo a mia figlia.

Quando era piccola, solitamente, l’accompagnavo in Conservatorio e lì avevo due scelte: o stare in Conservatorio e… aspettare ore ed ore, oppure restare in macchina e cercare di lavorare un po’. Le prime volte mi pesava (ma per amore di tua figlia faresti di tutto) e, credo, che pesasse anche a lei restare ore ed ore in Conservatorio a studiare… studiare come se non ci fosse un domani, ma il tempo è stato clemente e quella sua nuova routine, poi, non le pesava più, anzi, quando non doveva andare in Conservatorio stava quasi in crisi! [niente niente era diventata un’abitudine positiva?]

Tornava stremata, le dita non le sentiva più, ma era davvero felice e soddisfatta perché era riuscita a fare “quel passaggio” (magari anche solo 2 battute) in maniera perfetta, o meglio, alla maniera che lei avrebbe voluto farle. Vederla contenta era (ed è) un toccasana per il mio cuore. Ma chi non sarebbe contento a vedere i propri figli contenti?!

Ricordiamoci sempre che siamo tutti diversi, pertanto sarà capitato a tutti di incontrare persone dalla disciplina ferrea, ammirate per la capacità di fare molte cose e di farle fatte bene, oppure, al contrario, persone che proprio non riescono in questa impresa pur provandoci ripetutamente.

Ma tranquilli, c’è una buona notizia: tutti possiamo acquisire buone abitudini sostituendo quelle negative.

E qui torna prepotente l’inizio di questo testo, ossia i 21 giorni o poco più in cui il cervello è in grado di immagazzinare una nuova consuetudine, “sovrapponendola” a quella precedente. In sostanza, ciò che succede dentro al nostro sistema è una risposta ad uno stimolo, al quale corrisponde un’azione ripetitiva (la routine), che si chiuderà con una gratificazione.

Ecco.

La gratificazione è il punto magico dove volevo arrivare oggi! Perché è solo gratificandoci che potremmo muovere le montagne.

Ma facciamo un esempio concreto: immaginiamo di voler fare esercizi fisici, magari di mattina, potremmo utilizzare uno schema semplice:

Stimolo: metto la sveglia e preparo l’abbigliamento sportivo di fianco al letto;

Routine: mi alzo e faccio gli esercizi;

Gratificazione: mi concedo una colazione con qualcosa in più di sfizioso o di dolce.

In tutto questo la gratificazione gioca un ruolo fondamentale, per cui ognuno deve trovare la sua. È dimostrato infatti che concedersi un premio o concentrarsi sugli effetti positivi conseguenti, è la chiave per far diventare il nostro impegno qualcosa di cui non possiamo fare ameno.

Ma non è tutto.

Dopo un po’ di tempo il cervello immagazzina l’effetto della gratificazione (ad esempio il piacere del dolce mangiato a colazione), richiamando le sensazioni già allo scattare dello stimolo. Quindi al suonare della sveglia, dentro di noi si innescano le stesse reazioni chimiche associate al piacere di ciò che mangeremo a colazione dopo aver fatto il “nostro dovere”.

Magico vero?

E allora perché tutti non riusciamo in quello che pensiamo o ci auguriamo di fare? Abbiamo un serio problema: iniziare!

Quanti di voi si armano di buoni propositi la sera prima convincendosi “Si, domani farò… domani spaccherò… domani…

e il domani si trasforma in “doMAI”?

Parlo in questo modo perché, spesso, è capitato anche a me, ma, col tempo, ho imparato a trovare la forza per apportare delle piccole correzione alle mie abitudini:

– mi sono dato un obiettivo

[ricordo che ho avuto successo anche con Francesca utilizzando questo metodo. L’insegnante le diede da studiare un brano di Liszt. Lei, all’inizio, era emozionatissima “Papy ci pensi, suonerò Giochi d’acqua di Liszt!” mi diceva. Già la sua mente era proiettata al futuro, già sapeva che ce l’avrebbe fatta, già sapeva, ma non aveva fatto i conti con la realtà: la difficoltà del brano per le sue piccole mani (a 9 anni è dura iniziare quel brano). Ci demmo degli step, ogni settimana dovevamo rispettarli per arrivare allo step finale in cui si sarebbe concretizzato il suo sogno: riuscire a suonare Liszt.]

– non ho rimandato nulla

[In questa parte della storia di Liszt ci sono stati degli alti e bassi, purtroppo, ma perché è così, la vita non può essere uno schema come sul pc, la vita ti cambia le carte quando meno te lo aspetti. Come diceva un mio vecchio prof dell’università “Mangiare una balena tutta insieme è impossibile, ma mangiarla un pezzo alla volta, si può fare!”. E così, settimana dopo settimana, battuta dopo battuta, senza rimandare “quasi” nulla, il brano stava iniziando ad avere una forma, un senso, una piccola magia. A volte, lo ammetto, pur di arrivare all’obiettivo settimanale, Francesca non riusciva ad andare a scuola, ma i maestri prima e i professori dopo, già sapevano che non stava oziando, ma stava studiando e, anzi, la spronavano ad inseguire i suoi sogni (che magnifiche persone!)]

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– la prima metà della giornata ha l’oro in bocca

[dicevo: non andava a scuola perché la mattina suonava, e suonava anche 5 ore consecutive con un paio di pause, ma l’obiettivo sempre ben saldo nella sua mente e nel suo cuore. Si sa che appena svegli abbiamo tanta energia (ok, io dopo il caffè!), quindi dobbiamo sfruttare quelle ore per dare il massimo di noi ed essere concentratissimi perché poi, appena pranzo, il nostro corpo ha delle reazioni normali e le energie iniziano a diminuire fino ad abbassarsi prima di cena.

Dicevo, la mattina era lì, sola con il suo pianoforte, il suo sogno e provava, testava, si ascoltava, modificava il peso, il movimento del corpo, dei pedali, la velocità delle dita… insomma era attenta a tutte le sfaccettature che quel brano aveva ed ha tutt’ora per chi si appresta ad iniziarlo a studiare]

Sopra al pianoforte le stampai delle frasi di grandi maestri del passato. Una di queste mi rappresenta moltissimo e gliel’ho donata come prima:

Un vincitore è e semplicemente un sognatore che non si è mi arreso

Nelson Mandela.

Ci sono voluti dei mesi prima che riuscisse nel suo intento, ma alla fine “Giochi d’acqua a Villa D’este” di Francesca Sinibaldi è davvero molto bella da ascoltare.

Tempo – Abitudine – Obiettivi – Costanza – Talento – Affila l’ascia

sono cose che ognuno di noi, se vuole davvero arrivare a cambiare il proprio modo di fare, deve adottare fin da subito per rendere la propria attività diversa da quella che è oggi.

Oggi, può darsi, che ti trovi nella stessa situazione di Francesca, devi arrivare ad un obiettivo, ma non sai usare gli strumenti che il web ti mette a disposizione: Facebook ad esempio… oppure non sai creare un Sito da solo.

Se sei arrivato fino a qui, forse, avrai capito che sono un tipo che non si arrende, un tipo che sa guidare le sue “truppe” alla vittoria e che sa dove vuole arrivare. Per questo ho creato un corso BASE, un corso che ti parla dell’ABC delle 3 cose più importanti del tuo business:

1. Facebook,
2. dell’Immagine coordinata e
3. di come creare in autonomia il tuo Sito aziendale

Senza impegno, segui il link e cerca di capire meglio cosa puoi ottenere per la tua azienda già avviata oppure per un tuo progetto imprenditoriale che hai nel cassetto, ma che ancora non decidi di portare allo scoperto.

Ci sentiamo presto,
Antonio

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